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Procedure mini-invasive percutanee nel trattamento del back pain
Autore: Porta M.; Maggioni G; Ortolina A; Radice S; Lucarelli G.; Fornari M
Data:

Procedure mini-invasive percutanee nel trattamento del back

Pain

 

Porta M.; Maggioni G; Ortolina A; Radice S; Lucarelli G.; Fornari M.

 

IX Congresso Internazionale S.I.R.E.R. - “Il Rachide Lombare”

Cappella Ducale di Palazzo Farnese - Piacenza 30 settembre - 2 ottobre 2004

 

Affiliazioni: Centro del Dolore, U.O. Neurologia, Policlinico San Marco (BG), Istituto Ortopedico

Galeazzi (MI)

 

Corrispondenza: Dr Mauro Porta 14 Via Legnano - Milano – Italia

 

Sommario

 

Lombalgia e la conseguente disabilità possono derivare da diverse condizioni cliniche dovute a patologie

dell’osso, articolari, legamentose, discali e muscolari. Gli approcci con la terapia farmacologica e con la

chirurgia sono spesso fallimentari nel trattamento del dolore lombare cronico, con frequenti

complicazioni od effetti collaterali. Le procedure mini-invasive riducono drasticamente le complicazioni

chirurgiche, l’abuso di sostanze farmaceutiche, e possono essere adattate al singolo paziente. Le

principali procedure mini-invasive riguardano il trattamento con tossina botulinica, la vertebroplastica,

l’elettro-termoplastica intradiscale e la nucleoplastica. Gli autori riportano in questa sede le principali

caratteristiche di queste procedure adottate presso la propria sede del Centro del Dolore.

 

Introduzione

 

Il dolore lombare cronico è molto frequente, e coinvolge fino all’70-80% della popolazione adulta.

Inizialmente questa condizione è associata ad un quadro di lombalgia aspecifica. Questi quadri algici

riguardano un importe capitolo nell’ambito del sistema sanitario nazionale delle popolazioni occidentali.

 

La diagnosi del dolore lombare non specifico è una diagnosi di esclusione. La gestione del dolore lombare

cronico non specifico è tuttora oggetto di dibattito: alcuni (in genere medici clinici che non appartengono

a centri del dolore) non lo considerano un problema medico rilevante. Il dolore alla colonna vertebrale

può derivare sia dalle strutture anteriori, sia dalle strutture posteriori, oppure da entrambe: ad esempio

una patologia discale associata a lesione delle strutture posteriori innervate dalle radici dorsali dei

nervi spinali.

 

Le strutture posteriori sono:

 

  • faccette articolari;

 

  • parte posteriore della dura madre;

 

  • legamenti;

 

  • muscoli dorsali.

 

Le strutture anteriori, innervate da una rete simpatica, sono:

 

  • corpi vertebrali;

 

  • legamenti longitudinali;

 

  • dischi vertebrali;

 

  • parte anteriore della dura madre;

 

  • muscoli paravertebrali.

 

Le cause principali di dolore lombare sono:

 

  • dolore discogenico;

 

  • dolore dalle faccette articolari;

 

  • dolore alla giunzione sacro-iliaca;

 

  • stenosi canalare;

 

  • dolore miofasciale;

 

  • sindrome della cauda;

 

  • lesioni occupanti spazio in sede addominale.

 

Trattamento del back pain: procedure mini-invasive

 

La gestione efficace del dolore lombare cronico richiede un approccio multidisciplinare che comprenda

più specialità mediche; i trattamenti disponibili per tali sindromi sono:

 

  • approcci non invasivi (terapie farmacologiche);

 

  • approcci mini-invasivi;

 

  • terapie chirurgiche quali ONIK, discectomia ed altre.

 

Tra le procedure mini-invasive, le principali sono: tossina botulinica (BTX), IDET, vertebroplastica e la

coblazione.

 

Tossina Botulinica (BTX)

 

La tossina botulinica è stata utilizzata da più di 20 anni per il trattamento dei disturbi muscolari

dell’apparato oculare prima e poi per la spasticità focale somatica; più recente è l’uso della tossina

botulinica nella sindrome miofasciale, che è una delle cause di dolore lombare cronico. Molti meccanismi

spiegano il beneficio ed il sollievo dal dolore con l’uso della tossina botulinica; tra essi l’azione della

CENTRO EUROPEO COLONNA

VERTEBRALE - ITALIA

Via Nastrucci 16/A – 29100 Piacenza

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tossina botulinica sulle fibre intra ed extrafusali, sui nocicettori, sull’inibizione del rilascio di

neuromodulatori quali la sostanza P, l’inibizione delle terminazioni gamma a sede fusale.

 

La BTX di tipo A o B viene iniettata direttamente nei muscoli; l’infiltrazione può essere eseguita:

direttamente (con l’aiuto della palpazione manuale), sotto guida ecografica, elettromiografica e con

l’ausilio della guida tomografica (TC)(1, 2).

 

La guida elettromiografica permette di arrivare in modo molto semplice al muscolo bersaglio; è però

difficile raggiungere i muscoli profondi quali il muscolo piriforme od ileopsoas, spesso coinvolti nella

sindrome miofasciale; l’EMG permette inoltre la localizzazione delle placche neuromotorie.

 

La tecnica di infiltrazione più semplice per i muscoli profondi è quella sotto guida TC, che permette di

raggiungere il target con la massima certezza(3,4).

 

Un corretto programma riabilitativo di stretching del muscolo infiltrato è necessario dopo il trattamento

con BTX.

 

La quantità di BTX necessaria dipende dal farmaco utilizzato e dal muscolo da trattare. Attualmente

sono disponibili in commercio: Botox®, Dysport® and Neurobloc®. Gli autori considerano

un’equivalenza tra le BTX di 1 UM of Botox® per 3-3.5 UM di Dysport® pari a 50 UM di Neurobloc®.

L’effetto antalgico della BTX compare dopo 2-5 giorni dall’infiltrazione, con una durata di 4 + 2 mesi (un

singolo trattamento è generalmente sufficiente). Per evitare forme di resistenza al farmaco, è utile un

intervallo di 3-4 mesi prima di una nuova infiltrazione, per quanto la formazione di anticorpi contro la

BTX sia rara(5).

 

Vertebroplatica Percutanea (VP)

 

VP consiste nell’iniezione di cemento acrilico (polimetilmetacrilato)(6) all’interno del soma vertebrale in

un quadro di crollo vertebrale a: osteoporosi (soprattutto se associata al morbo di Parkinson),(7)

angioma vertebrale sintomatico, mieloma, metastasi osteolitiche. Le caratteristiche mini-invasive di

questa tecnica rendono la VP un approccio ottimale nei pazienti anziani (tra i più coinvolti nella

patologia dolorosa lombare cronica; nella nostra casistica, il 70% dei pazienti era di oltre 65 anni)(8,9).

 

L’obiettivo della VP è il sollievo dal dolore, la stabilizzazione vertebrale, e la riduzione del rischio di

discopatia compressiva.

 

L’approccio da noi utilizzato è quello monolaterale transpedicolare, dopo anestesia locale in sedazione

blanda generale.

 

La VP si dimostra una procedura sicura ed efficace nel trattamento contro il dolore: nella nostra

casistica si evidenzia un beneficio significativo nell’ 86% dei pazienti.

 

Il risultato del trattamento non è correlato al quantitativo di cemento utilizzato. La principale

complicanza è la fuoriuscita del cemento, tale evenienza è risultata sintomatica in pochi casi (quando

l’estrusione si è verificata all’interno del forame di coniugazione con radicolopatia conseguente(10). Per

evitare tale complicanza, è necessario procedere all’iniezione di cemento sotto guida laterale continua

fluoroscopica.

 

Intradiskal Electro-Thermo Plasty (IDET)

 

Questa tecnica utilizza il calore per neutralizzare le terminazioni nervose nella terza parte esterna

dell’anello discale intravertebrale per ridurre la pressione intradiscale fino del 20%)(11). Il calore

determina un rimodellamento delle fibre di collagene.

 

L’IDET è indicata nel dolore da discopatia degenerativa; i criteri per il trattamento sono: dolore lombare

cronico assiale da almeno 6 mesi; almeno 8 settimane di trattamento conservativo; discografia indicante

anatomia discale alterata e ipertensione intradiscale(12, 13). Altre patologie discali quali l’ernia, sono

controindicazioni al trattamento: una rigida selezione dei pazienti è necessaria. I risultati sono positivi

nel 52-70% dei casi.

 

Nucleoplastica (Coblazione)

 

Questa tecnica unisce la rimozione di tessuto discale degenerato con l’uso del calore per la plastica

discale con un elettrodo Perc-D(14).

 

Viene utilizzata la tecnica di coblazione per l’eliminazione e la coagulazione di tessuti molli, con

approccio mini-invasivo anterolaterale.

 

È necessaria una guida fluoroscopica per indirizzare l’elettrodo a sede intradiscale. Una volta raggiunto

l’obiettivo, si procede alla coagulazione e poi all’ablazione del tessuto. Un’ulteriore ablazione è possibile

nel ritrarre l’elettrodo.

 

La procedura è semplice e non dolorosa.

 

La coblazione è indicata nel bulging anulus, in caso di ernia contenuta e nella discopatia degenerativa.

 

I risultati ottenuti con la coblazione mostrano un sollievo dal dolore in 1-2 giorni in più del 70-80% dei

casi, con una durata di almeno 6 mesi. L’effetto collaterale principale è il dolore sordo in sede di

iniezione, per 1-2 settimane.

 

Discussione

 

Il dolore lombare cronico è una patologia molto comune: l’esatta etiologia è spesso difficile da

evidenziare. I tessuti coinvolti sono i muscoli, collagene discale, nervi, tendini e legamenti e strutture

scheletriche. Inoltre, i pazienti sono difficili da trattare per l’origine multifattoriale del dolore, unita a

differenza interpersonali nella percezione del dolore.

 

Una diagnosi precisa del dolore è quindi necessaria, per poter selezionare il trattamento specifico. Il

trattamenti di questi pazienti deve avvenire nell’ambito di un centro del dolore. Deve essere, inoltre,

considerata l’aspettativa del singolo paziente, per poter evitare il fenomeno del “shopping doctor

behaviour” e l’abuso di farmaci. Le procedure mini-invasive, condotte in un centro del dolore, con un

approccio multifattoriale rappresentano una buona tecnica antalgica. In questi casi, le aspettative dei

pazienti vengono maggiormente soddisfatte, le complicanze drasticamente ridotte; le controindicazioni

sono poche; inoltre anche le osservazioni di farmacoeconomia mostrano un andamento a favore di tali

procedure se comparate a trattamenti alternativi più dispendiosi.

 

Bibliografia

 

1. Acquadro M, Borodic G (1994) Treatment of myofascial pain syndrome with botulinum A toxin.

Anaesthesiology 80: 705-706.

 

2. Aoki R (1998) The development of Botox - its history and pharmacology. Pain Digest 8: 337-341.

 

3. Porta M, Perretti A, Gamba M, Luccarelli G, Fornari M (1997) Compartment botulinum toxin

injection for myofascial pain relief. Dolor 12 (suppl 1): 42.

 

4. Porta M, Perretti A, Gamba M, Luccarelli G, Fornari M (1998) The rationale and results of treating muscle spasm and myofascial syndromes with botulinum toxin type A. Pain Digest 8: 346-352.

 

5. Porta M, Maggioni G (2004) Botulinum toxin (BTX) and back pain. J Neurol 251 (suppl 1): I/15-I/19.

 

6. Niv D, Gofeld M, Devor M (2003) Causes of pain in degenerative bone and joint disease: a lesson from vertebroplasty. Pain 105: 387-392.

 

7. Chen JK, Lee TN, Wu CT,Liao CC (2002) Percutaneous vertebroplasty for the treatment of

osteoporotic vertebral compression fractures: a preliminary report. Chang Gung Med J 25: 306-14.

 

8. Cortet B, Cotten A, Boutry N, Flipo RM, Duquesnoy B, Chastanet P, Delcambre B (1999)

Percutaneous vertebroplasty in the treatment of osteoporotic vertebral compression fractures: a open prospective study. J Rheumatol 26: 2222-8.

 

9. Cotten A, Dewatre F, Cortet B, Assaker R, Leblond D, Duquesnoy B, Chastanet P, Clarisse J (1996) Percutaneous vertebroplasty for osteolytic metastases and myeloma: effects of the percentuage of lesion filling and the leakage of methyl methacrylate at clinical follow up. Radiology 200: 525-30.

 

10. Gangi A, Guth S, Imbert JP, Marin H, Dietemann JL (2003) Percutaneous vertebroplasty:

indications, technique and results. Radiographic 23: e10.

 

11. Bogduk N, Karasek M (2001) Two-year follow-up of a controlled trial of intradiscal electrothermal anuloplasty for chronic low back pain resulting from internal disc disruption. The Spine Journal 2: 343-350.

 

12. Derby R, Eek B, Chen Y, O’Neill C, Ryan D (2000) Intradiscal electrothermal anuloplasty (IDET): a novel approach for treating chronic discogenic back pain. Neuromodulation 3: 82-8.

 

13. Saal JS, Saal JA (2000) Management of chronic discogenic low back pain with a thermal intradiscal catheter. A preliminary report. Spine 25: 382-8.

 

14. Sharps L, Isaac Z (2002) Percutaneous disc decompression using Nucleoplasty®.Pain Physician 5 (2): 121-126.