Le protesi discali
Giuseppe GIOIA
IX Congresso Internazionale S.I.R.E.R. - “Il Rachide Lombare”
Cappella Ducale di Palazzo Farnese - Piacenza 30 settembre - 2 ottobre 2004
La protesi discale lombare rappresenta una soluzione al problema della lombalgia cronica da discopatia,
in alternativa alla diffusa artrodesi vertebrale.
Ideata venti anni fa presso l’Ospedale Charité di Berlino, la protesi ha goduto di una certa diffusione, in
Francia, Olanda, Inghilterra e Germania, mentre negli altri paesi Europei è stata guardata con
scetticismo.
Vantaggio teorico della protesi rispetto alla artrodesi è quello di evitare i sovraccarichi giunzionali tipici
della fusione, ristabilire un cinematismo vertebrale parafisiologico, restituire un corretto volume e
biodinamica del canale spinale.
Da oltre sei anni abbiamo intrapreso questa esperienza.
La protesi discale trova impiego nella discopatia sintomatica causa di lombalgia cronica associata o
meno a dolore radicolare di tipo non compressivo.
Candidato alla protesi è un soggetto giovane (sotto i 50 a) con buon trofismo osseo, ed assenza di
potologia di rilievo a carico dell’arco posteriore, quali lisi, stenosi, o zigoartrosi. La discopatia deve
essere limitata ad uno o due dischi.
I risultati su oltre 50 protesi impiantate in questi sei anni hanno una percentuale di risultati buoni ed
ottimi superiore al 90%.
Dubbi all’uso allargato della protesi sono la indubbia delicatezza dell’intervento, la relativamente
giovane età dei candidati, e soprattutto la estrema attenzione sulla effettiva necessità di intervenire
chirurgicamente in questa patologia: nondimeno, una volta selezionato il paziente in modo rigoroso,
nella nostra esperienza, la protesi discale rappresenta oggi la miglior risposta chirurgica alla patologia.
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