Utilizzo delle ortesi In polietilene
Giovanni Sciascia, Michele Dario De Frenza, Jean Claude de Mauroy
IX Congresso Internazionale S.I.R.E.R. - “Il Rachide Lombare”
Cappella Ducale di Palazzo Farnese - Piacenza 30 settembre - 2 ottobre 2004
Nonostante le notevoli acquisizioni ottenute nel campo dell’ergonomia, della biomeccanica e della
patogenesi, Nachemson osserva come non si possieda ancora una conoscenza delle lombalgia tale da
poter individuare individuare la reale fonte anatomica del dolore in un notevole numero di pazienti
lombalgici e, pertanto, non esiste tuttora una concorde modalità di intervento nel contrastare e
controllare la lombalgia.
Il ruolo dei vari tipi di ortesi nel trattamento delle lombalgie acute e croniche crea ancora oggi equivoci.
Dall’esamina della letteratura e delle linee guida internazionali, non vi sono evidenze sull’efficacia
terapeutica dell’utilizzo di tale presidio. È d’altronde una nostra diretta esperienza che, nella pratica
clinica quotidiana, l’utilizzo delle ortesi per trattare le lombalgie acute facilita un miglioramento se non
la scomparsa della sintomatologia. Quindi è forse giusto domandarsi se non sia l’errato uso delle ortesi a
determinare questa “non evidenza sull’efficacia” e se non sia opportuno focalizzare la nostra attenzione
sul corretto uso di questo strumento terapeutico a nostra disposizione.
Riteniamo che alla base dell’indicazione alla corretta prescrizione ortesica vi sia la possibilità di un
controllo della instabilità segmentaria dell’unità funzionale rachidea.
Per semplificare l’approccio terapeutico, distinguiamo tre situazioni di instabilità segmentaria del
rachide lombare:
Nelle forme da instabilità anteriore è compromessa la funzionalità dell’unità disco-somatica. Tale
situazione riconosce varie cause tra cui le più frequenti sono:
- fasi iniziali della discoartrosi;
- fratture disco-somatiche;
Nelle forme di instabilità posteriore, viene meno la funzione dell’arco posteriore delle vertebre, che,
come sappiamo, a livello lombare svolge una importante funzione nel controllare e nel contrastare le
forze di taglio traslazionali e di rotazione. Tra le cause più comuni di instabilità posteriore abbiamo:
- spondilolisi, congenite e acquisite;
- alterazioni displasiche delle faccette articolari;
- alterazioni morfologiche acquisite delle faccette articolari.
Nelle forme miste l’alterazione segmentaria è dovuta da una compromissione di entrambe le strutture
come la si ha nelle spondilolistesi dove si perde sia la funzione del compartimento disco-somatico sia la
funzione delle articolari posteriori.
Questa distinzione puramente accademica può essere unificata, d’accordo con quanto dice Willis, in un
quadro generale fisiopatogenetico dell’evoluzione dell’instabilità lombare che riconosce tre fasi:
Infatti la perdita della funzione ammortizzatrice del disco, inizialmente riconosce una perdita della
precompressione discale, che si traduce in una ipersollecitazione delle articolazioni con lesioni a carcico
delle articolazioni posteriori come lassità capsulare, artropatia degenerativa, sub-lussazioni, mentre a
livello della componente disco-somatica abbiamo frammentazione del disco, fessurazione dell’anulus,
quindi, possibilità di ernia del disco.
L’utilizzo di una ortesi in poletilene la si condivide comprendendo quelle che sono le sue azioni
meccaniche. In particolare queste ausili sanitari agiscono in maniera generica:
- stabilizzando il rachide lombare;
- riducendo le sollecitazioni torsionali;
- riducendo l’azione sagittale dei carichi;
- operando una trazione sulle strutture osteomuscolari;
- modellando la lordosi lombare;
- stimolando le afferenze propriocettive.
Le ortesi in polietilene che abitualmente utilizziamo per la lombalgia sono essenzialmente tre, e sono
nell’ordine:
Ø bivalve con accavallamento;
Ø monocoque;
Ø GTB1.
Nello specifico ogni tipo di ortesi ha delle peculiarità d’azione.
Il bivalve con accavallamento è un busto in grado di comprimere e contenere l’addome, quindi, indurre
una buona stabilizzazione del tratto lombare ed una riduzione del lavoro dei muscoli della parete
posteriore dell’addome, permettendo riduzione degli stress meccanici e, conseguentemente, una
possibile cicatrizzazione dell’unità disco-somatica. Nello stesso tempo “mette a riposo” le articolari
posteriori permettendo una risoluzione del quadro della possibile sinovite. Le sue caratteristiche
biomeccaniche fanno si che debba essere prescritto nel trattamento delle lombalgie con iperlordosi
lombare e sovraccarico posteriore.
Il monocoque, formato da un’unica valva, può, o meno, essere chiuso anteriormente da una fascia
elastica in modo da non determinare una grossa compressione addominale. è l’ortesi in grado di ottenere
il maggior effetto lordizzante sulla colonna lombare. Viene, abitualmente, utilizzato o negli sportivi (in
quanto provvisti di una parete muscolare tonica) o nei soggetti in cui non si può comprimere la parete
addominale per condizioni concomitanti.
Il GTB1 è invece un busto che, ricalcando le deformità della colonna, è in grado di limitare
efficacemente tutti i movimenti e di opporsi alla dislocazioni rotatorie tipiche dei processi scoliotici
avanzati dell’età adulta. Questa ortesi trova la sua utilità nei casi di traslazione del rachide dorso lombare
e di disequilibrio dell’asse occipitale. Infatti la presenza delle curve e la sezione ellittica
dell’ortesi si oppone in maniera specifica alla rotazione ed alla flesso-estensione della colonna lombare,
nello stesso tempo la presenza di una copertura addominale limita e contiene l’addome.
Per poter svolgere al meglio la propria azione, l’ortesi in polietilene, deve rispettare due criteri
essenziali:
1. un confezionamento corretto, su calco positivo del soggetto;
2. una corretta prescrizione.
La necessità di confezionare l’ortesi su un calco positivo ottenuto da un calco sul paziente, è dettata
dalla necessità di individuare ed ottimizzare le spinte necessarie all’azione terapeutica dell’ortesi.
Il secondo criterio è funzionale, come tutte le prescrizioni terapeutiche, ad una corretta diagnosi ed una
giusta indicazione.
Concludendo il nostro contributo è stato finalizzato ad uniformare i comportamenti terapeutici dei
professionisti che si occupano della cura dei soggetti affetti da lombalgia, con particolare riferimento
all’individuazione di quei soggetti che possono beneficiare di un trattamento ortesico, fornendo uno
strumento di programmazione e gestione delle ortesi in polietilene e dimostrando quale sia l’azione
meccanica dei singoli corsetti e, quindi, la loro giusta indicazione.
Bibliografia
1. Harris H.: Postgraduate textbook of clincal orthopaedics. – 1985.
2. Negrini S., Sibilla P.: Linee guida nel trattamento della lombalgia – Vigevano (PV) 1990.
3. Nachemson A.: Ont i riggen-orsaker, diagnostik och behandling. Stoccolma: SBU, ISBN 91-87890-10-0,1991.
4. Weisnstein J. N., Diesel S. W.: La colonna lombare. – Roma: Verducci Editore ISBN 88-7620-381-8,1996.
5. Richardson J.K., Iglarsh Z. A.: Clinica Ortopedica Terapia Fisica. Roma: Verducci Editore ISBN 88-7620-392-3, 1996.
6. Priolo F.: Imaging Osteo-articolare – Milano: Grafiche Mazzucchelli, 2001.
|